“Illusioni di tempo e di spazio”
PIPPO COSENZA: ILLUSIONI DI TEMPO E SPAZIO (Andrea Baffoni)
L’uomo contemporaneo si muove in un complesso mosaico di immagini in costante mutazione. Vive così, attraverso mezzi di comunicazione sempre più evoluti, realtà diversificate di tempo e spazio. È in questo senso che nella recente produzione di Pippo Cosenza si può individuare una sintesi pittorica costituita da due elementi principali, non separati ma ben connessi: scomposizione e ricomposizione formale; richiamo ai principi di logica matematica. La forma gioca un ruolo di primaria importanza, al fine di costruire la solida struttura di fondo. Emerge l’inclinazione tecnico scientifica dell’artista, maturata in anni di attività ingegneristica e da tempo orientata verso l’analisi artistica delle costanti espressive. Problematica già affrontata (da chi scrive) nella mostra Ordinare il tempo (1) , dove si trattava, in modo capillare, la questione del rapporto tra arte e matematica, qui ribadita attraverso una puntuale simbologia numerica presente a più riprese in alcuni dipinti. Esempio su tutti Codice Fibonacci, dove la nota sequenza elaborata dal matematico pisano nel lontano tredicesimo secolo (2), ispira ancora oggi l’immaginario artistico per la sua capacità di decifrare la bellezza delle meccaniche cosmiche secondo principi di ordine assoluto, e spiegando la misura aurea con puntuale rigore. Il fascino artistico della matematica nel poter comprendere l’ordine interno della materia è un richiamo ben presente in Cosenza, il cui lavoro non si limita alla pura astrazione, ma guarda piuttosto alle dinamiche umane. La sequenza numerica è infatti accostata a forme lineari riprese dal codice a barre, artificio commerciale diffuso su scala planetaria e allusivo ad una modalità di vita scandita da un ordine meccanico stridente con la diversità umana (qui rappresentata dai colori). Questa gabbia virtuale coincide con quella artificiale, costruita dall’uomo seguendo l’impulso primordiale ad organizzare il vivere comunitario. Torna dunque a delinearsi il problema della forma come struttura compositiva, metafora di crescita sociale e necessità artistica nel consolidare l’elaborato in spazi razionali. Scompaiono dall’iconografia i riferimenti all’architettura, prediligendo una scomposizione istintiva neo cubista capace di evidenziare immagini tratte dalla storia dell’arte e dalla quotidianità, unite a scritte che tanto somigliano a slogan pubblicitari, ma che in sostanza si affrancano più direttamente alla necessità di comunicare una diretta consapevolezza del vivere. Rigore formale e richiamo alla matematica convivono nel lavoro di Cosenza, che in questa particolare serie di opere pone l’accento su una nuova componente: la scheda madre. Lanciata nel mercato da IBM nel 1981, la motherboard, come defi nita in inglese, è il cervello pulsante dei moderni computer, responsabile della trasmissione delle migliaia di impulsi elettrici divenuti ormai fondamentali per la vita tecnologica. Questo elemento è segretamente responsabile di gran parte delle nostre azioni, ma oltre ad essere un prodotto indispensabile al funzionamento della società, contiene una forma rigorosa e razionale che a uno sguardo attento sembra ricalcare con maniacale attenzione la pianta di una moderna metropoli.
Tale convivenza di forma e contenuto spinge Cosenza verso l’acquisizione oggettuale di tali elementi, innestandoli nella gabbia costruita pittoricamente, richiamandosi alla metodologia del cubismo sintetico: l’artista ricostruisce la realtà prendendone a piacimento elementi costitutivi, nel caso specifico rifacendosi a questo strumento dove la razionalità formale convive con la logica matematica e al cui interno scorrono sogni, desideri, vita e morte, tutta la storia dell’uomo come in una virtuale biblioteca infinita. Si pensi infatti a come attraverso i processori passa la nostra vita contemporanea fatta di immagini, frasi digitate in fretta o pensieri poetici scritti con dovizia, campagne elettorali, problemi attuali e il ricordo di ciò che eravamo.
Da questa ricostituzione formale e concettuale il messaggio di Cosenza giunge ad una serie del tutto differente di opere rappresentata dal trittico Linea di fuoco, dove i colori si sintetizzano nell’essenzialità del nero, bianco e rosso, mentre caratteri tipografi ci finiscono nella composizione formando scritte. Il carattere tipografico richiama la costante della scrittura come alfabeto, origine e culla della comunicazione verbale, millenni prima della rivoluzione tecnologica, e possibilità con essa di costruire. È ancora il tema del tempo che insiste su questi lavori, tempo rappresentato dal legno consumato e su cui si leggono i segni dello scorrere degli anni, ma è proprio su tale enigma che Cosenza lancia la sua opera più ermetica: No time no space, dove un pendolo traccia un segno rosso lacerando il vuoto del nero di fondo. Secondo formule che dal cubismo passano al dadaismo surrealista, l’artista sembra ancora sostenere l’impossibilità, per noi umani, di spiegare tutto, ancorati alla consapevolezza che la vita potrebbe semplicemente essere un’illusione continuiamo a costruire architetture immaginarie in un costante rimando di realtà e finzione. (Andrea Baffoni)
(1) Pippo Cosenza. Ordinare il tempo, a cura di Andrea Baffoni, L’Officina, Perugia, 17 dicembre 2015-3 marzo 2016.
(2) Leonardo Pisano, detto il Fibonacci poiché filius Bonacci, cioè figlio di padre Guglielmo dei Bonacci, fu matematico nato e vissuto a Pisa tra XII e XIII secolo (1175-1235), una statua lo ricorda nello storico camposanto monumentale. Noto per l’elaborazione della successione di Fibonacci, dove ciascun numero è la somma dei due precedenti in una costante infinita capace di descrivere puntualmente l’ordine matematico delle cose, è stato più volte preso a riferimento da scienziati e artisti.