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Quando fra l’artista e il supporto dell’arte, una bianca tela, l’argilla, la cera o anche un
relitto che possiede la memoria del suo travaglio e della sua storia si stabilisce questa
segreta, profonda, esclusiva intimità, è allora che qualsivoglia materia, sostanza, massa,
corpo diventa il punto di convergenza e di fuga di possibili intimi mondi condivisi, il motore di
una possibile narrazione, il luogo in cui fare precipitare esperienza e memoria, emergere idee
se non ideologie, divenire spazio logico e dialettico, leit-motiv e topos di assunzione e di
negazione, punto di avvio e di invenzione, costruzione soprattutto linguistica.